La guerra tra Russia e Ucraina è nel vivo e i civili sono in fuga sui confini: c’è tanto bisogno di pasti caldi e comfort food.
In una situazione tragica e terribile come quella che sta accadendo in Ucraina, a seguito dell’invasione da parte delle truppe russe di Vladimir Putin, anche un piccolo gesto può essere grande e può significare molto per i migliaia di civili in fuga. Sono tantissime infatti le persone che stanno scappando dall’Ucraina invasa nei vari Stati confinanti, tra cui la Polonia e sulle zone di confine, da sempre le più critiche durante una guerra, c’è chi ha deciso di prendersi cura di loro, in un gesto volontario pieno di significato.
Un noto chef con tantissimi ristoranti all’attivo ha deciso, infatti, di andare al confine tra Polonia e Ucraina, lasciando il suo lavoro indietro, per compiere un gesto forse all’apparenze piccolo ma che nasconde un’importanza davvero fondamentale. Scopriamo di che cosa si tratta e chi è lo chef eroe.
Pasti caldi al confine tra Ucraina e Polonia
Si tratta di José Andrés, chef che dal 2010 si occupa di portare personale e cibo nelle zone difficili del mondo, dove c’è guerra, fame e disperazione con la sua associazione World Central Kitchen. I suoi 15 ristoranti di successo negli Stati Uniti non gli hanno di certo impedito di vedere la realtà e di volersi occupare degli altri. E la guerra in Ucraina non avrebbe potuto lasciarlo indifferente. È lui, infatti, lo chef eroe che si trova sul confine tra l’Ucraina e la Polonia per portare pasti caldi ai civili che scappano dall’esercito russo.
Lo ha raccontato lui stesso sui social, per spiegare che cosa sta facendo in quelle zone e perché non dobbiamo girare la testa dall’altra parte: “Cittadini del mondo… Proprio come voi sono sconvolto nel vedere l’attacco all’Ucraina. Dobbiamo riunirci e lottare insieme per il bene. World Central Kitchen è al confine tra Ucraina e Polonia e sta distribuendo cibo, presto anche in Romania.”
Come ha riportato il Corriere della Sera, Andrès ha voluto spiegare il senso e il significato del suo lavoro così importante: “Non stiamo parlando solo di un pasto che sfama. È un piatto di speranza. Nei momenti più bui ti dice che qualcuno da qualche parte si preoccupa per te. È questo il vero significato di comfort food, è il motivo per cui ci sforziamo di cucinare in un momento di crisi. Non ci limitiamo a dare delle materie prime alle persone e ad aspettarci che si difendano da sole. Per lo stesso motivo non doniamo cibo e basta in una zona disastrata: ogni volta che possiamo, reperiamo materie prime locali e impieghiamo risorse della zona per poter far ripartire l’economia attraverso il cibo.”