Prezzi alle stelle a causa di costi di produzione troppo alti. I cambiamenti climatici non favoriscono la filiera agroalimentare e i cittadini ne fanno le spese.
La crisi in atto si è riversata inevitabilmente sull’economia producendo un aumento dei prezzi registrato soprattutto in ambito alimentare. Alcuni dei beni primari hanno subito un aumento dei prezzi pari al 29%, altri del 10%. A pagarne il prezzo maggiore, come sempre, sono i consumatori.
Ma quali sono le cause che hanno portato all’inflazione? E quali i prodotti che hanno subito un incremento così grande dei prezzi? Uno studio effettuato dalla Coldiretti – associazione di rappresentanza dell’agricoltura italiana – ha effettuato uno studio per indagarne le cause.
Le cause di questa inflazione sono molteplici e vanno cercate nell’aumento dei costi energetici e dei cambiamenti climatici che hanno un impatto negativo sulla richiesta; a questi due fattori si unisce la crisi sanitaria che ha portata a uno scenario di accaparramenti, speculazioni e incertezza.
I prezzi elevati e lo studio della Coldiretti
I prezzi delle pere sono aumentati del 29,6%, quelli della pasta del 10,8% e quelli del pesce e dei frutti di mare in particolare del 9,8%.
“La produzione agricola e quella alimentare in Italia assorbono oltre il 11% dei consumi energetici industriali totaliper circa 13,3 milioni di tonnellate di petrolio equivalenti all’anno – secondo la Coldiretti – sulla base dei dati Enea sugli effetti dei rincari della bolletta energetica sugli approvvigionamenti alimentari degli italiani”.
I dati riportati dell’associazione evidenziano anche una conseguente diminuzione della produzione: nel 2021 la produzione di pere ha raggiunto i 276 milioni di chili contro i 770 milioni di chili di cinque anni fa, con una riduzione del 64%.
Tutto il settore agroalimentare versa in una situazione di vulnerabilità e secondo la Coldiretti, tra le cause principali ci stanno i violenti cambiamenti climatici che si sono abbattuti sul nostro territorio nel corso del tempo.
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L’aumento della pasta è dovuto a fattori analoghi: le semine di grano hanno costretto gli agricoltori ad affrontare un aumento dei prezzi pari al 50% del gasoli impiegato per la lavorazione del terreno.
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È facile immaginare che il rincaro dei prezzi al dettaglio dei beni primari vada a incidere negativamente sulla spesa dei cittadini già impegnati a fare i conti con diverse emergenze.
Insomma, pare che tutta la filiera sia destinata a essere coinvolta da questo rincaro eccezionale, per questo motivo la Coldiretti si augura che il governo intervenga a protezione della propria sovranità alimentare.