Moreno Baggini, già vicedirettore della Caritas diocesana di Tortona, ci parla del progetto Orti Sociali nel comune di Voghera: una realtà importante del territorio, che insegna anche a combattere lo spreco alimentare.
Moreno Baggini è il discendente di una famiglia che ha l’agricoltura nel sangue. Il fondatore Francesco ha infatti avviato l’azienda alla fine del 1800 ed è passata a tre generazioni, fino a Moreno che ha messo a punto un progetto sociale, forte della sua esperienza come vicedirettore della Caritas diocesana di Tortona.
L’attività degli Orti Sociali non è sfuggita persino alla trasmissione tv Striscia La Notizia, che li ha ospitati in un servizio di Luca Galtieri in occasione della Giornata Nazionale contro lo Spreco Alimentare. Ecco quello che ci ha raccontato proprio Moreno in esclusiva per Mezzokilo.it.
Moreno Baggini: “Come riusciamo a combattere lo spreco alimentare”
Signor Baggini come sono nati gli Orti Sociali e qual è il vostro scopo?
Gli Orti Sociali sono nati nel 2014, tramite l’Azienda Agricola Baggini. Si divide in due sezioni: da una parte l’appartenenza ad una famiglia di agricoltori storici a Voghera – mio nonno ha sempre fatto l’ortolano – e dall’altra la mia condizione lavorativa, visto che da vent’anni mi occupo di sociale. Quello che avevamo notato già nel 2014 era che per i ragazzi cosiddetti “svantaggiati” non ci fossero poi molte possibilità lavorative. Allora, dopo una visita ad altre realtà che già c’erano, abbiamo fondato Gli Orti Sociali: l’inserimento lavorativo attraverso l’attività agricola di soggetti svantaggiati. E’ un progetto che abbiamo presentato inizialmente alla Regione Lombardia e alla Provincia di Pavia che ci hanno dato anche dei contributi per avviarlo; l’aspetto innovativo del progetto è che non si lavora solo con una categoria di persone, ma noi cerchiamo di lavorare con tutti in un’ottica di reciproco scambio.
Avete vinto anche diversi premi.
Il primo riconoscimento è arrivato con Expo: siamo stati invitati a presentare il nostro progetto e poi l’anno scorso abbiamo vinto il primo premio Welfare Index PMI 2021 ‘Al centro della comunità: supporto economico al territorio, costruzione di servizi e impegno nel volontariato’, con Menzione Speciale per l’Agricoltura Sociale. A noi però non interessa vincere premi, interessa che le persone che afferiscono i nostri servizi riescano a trovare il proprio percorso: secondo noi, ma non solo, il settore agricolo è quello dove c’è più possibilità. Il nostro è un ambiente famigliare, in cui il margine d’errore e la tolleranza sono più ampi, gli spazi sono aperti e inoltre l’agricoltura è “multifunzionale”, nel senso che magari non tutti vogliono andare a zappare o raccogliere. Magari ci sono delle persone che preferiscono la parte meccanica e allora lavorano con i trattori, altri che preferiscono potare. Ognuno nel mondo agricolo trova insomma la propria opportunità. Noi disponiamo anche di ortoterapisti e operatori che seguono costantemente i ragazzi, che quindi sono monitorati.
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Il 12 febbraio ha preso il via anche un laboratorio didattico sulla coltivazione dell’orto. Ce ne può parlare?
Si chiama “Game On” con ente capofila il Consorzio SIR di Milano e come partner territoriali, il Centro Servizi Formazione, l’Associazione Orti sociali di Voghera, Fondazione Adolescere e Fondazione San Germano. E’ rivolto ai ragazzi sotto i 21 anni che hanno avuto dei problemi con la giustizia; proprio per questo il nostro compito è quello di prenderli, accompagnarli, tenerli con noi e di farli interessare ad altre cose in ambito agricolo e della natura.
Cosa coltivate?
Noi abbiamo la certificazione biologica, principalmente verdura e qualche albero da frutto. Siamo su un’estensione di 6 ettari di orto con diversi tunnel e serre, così riusciamo ad agevolare i ragazzi nel periodo invernale, perché altrimenti si dovrebbe interrompere e riprendere in primavera. Avendo la certificazione biologica i nostri prodotti sono stagionali: anche nel nostro negozio, La Butega d’j Urtlan ( Bottega degli Ortolani in dialetto pavese ndr) si vede proprio questo. Qui noi vendiamo non solo i nostri prodotti, ma anche quelli di aziende agricole del territorio: noi siamo un po’ il punto di riferimento dei produttori della zona.
Essendo poi come ti dicevo l’agricoltura multifunzionale, se ci sono dei ragazzi con difficoltà di relazioni, noi li inseriamo in Bottega in modo che riescano a stare insieme a qualcuno. Ad altri invece voglio far fare il percorso dal campo alla vendita: vuoi mettere la soddisfazione quando un cliente viene in Bottega e dice a un ragazzo che il prodotto è buono e l’ha coltivato lui? Loro stessi ci tengono a venire in Bottega perché voglio far vedere i prodotti che hanno coltivato.
Immaginiamo che questo sia un percorso a termine. I ragazzi che cosa fanno quando l’hanno finito?
Dipende sempre dalla tipologia dei ragazzi. Un po’ riusciamo ad assorbirli in azienda, perché abbiamo anche altre cooperative sociali, altri invece – visto che hanno avuto una formazione – possono essere inseriti in altre aziende del territorio. Per esempio non si trovano potatori: un conto è magari richiederli all’estero, un conto è trovare un ragazzo del territorio formato.
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Recentemente c’è stata la giornata mondiale contro lo spreco alimentare: siete stati addirittura protagonisti di un servizio di Striscia La Notizia proprio su questo tema. Quando una verdura o la frutta sono “imperfetti” non significa che siano meno buone, non è così?
Esattamente. Molte volte possono venire fuori ad esempio delle carote non uguali o dei cavolfiori di diversa grandezza proprio perché è la natura stessa. Noi siamo abituati a due cose: a trovare nei centri commerciali di tutto e di più e sempre, perciò adesso trovi le fragole. Il consumatore non consapevole compra le fragole e magari non sa che hanno subito un processo molto lungo e poi chiaramente la qualità si sente in bocca, perché se prendi una fragola adesso senti che sa di acqua e non ha sapore. L’altra cosa è che appunto non tutti i prodotti sono perfetti: la natura assolutamente ce lo insegna, com’è nel genere umano l’imperfezione. Le proprietà organolettiche rimangono comunque uguali: noi magari scartiamo la mela che ha un bollino, ma i nostri nonni invece non buttavano nulla per esempio.
Che fine fanno la frutta o la verdura non vendute?
Vengono fatte due cose: vengono donate agli enti caritativi del territorio, dall’altra parte vengono trasformati. Per esempio noi facciamo passate, giardiniere, piuttosto che una linea nuova che si chiama “Io ero” in collaborazione con la Cooperativa di Pavia. Facciamo lo stesso anche con le eccedenze alimentari: se per esempio in estate abbiamo tantissimi pomodori, una parte la doniamo e una parte la trasformiamo. Noi non lo facciamo per scopo di lucro, ma affinché questi ragazzi possano avere un loro percorso e possano guadagnarsi qualcosa.
Ci può dare una ricetta antispreco utilizzando quelli che comunemente vengono considerati scarti?
Se non l’avete vista, vi consiglio la ricetta che abbiamo realizzato per Striscia La Notizia: una crema per il pinzimonio. Abbiamo tagliato i nostri prodotti stagionali sedano, carote e finocchi a cui abbiamo aggiunto delle foglie di sedano, una rapa rossa, la foglia esterna della verza. Aggiungiamo olio, sale e uno spicchio d’aglio: frulliamo tutto ed ecco fatto.