Con gli anni l’essere umano si è avvicinato al mondo della dieta con una costanza incredibile: come perdere peso?
Spesso si è arrivati a seguire una dieta costante, ma spesso non è la cosa migliore da fare per dimagrire: ecco i motivi sul suggerimento della neuroscienza.
Spesso l’essere umano mangia anche per piacere, a volte anche per noia o dipendenza. In base allo stato d’umore ci avviciniamo al cibo senza nemmeno accorgerci di tutto ciò. Il mangiare diventa un aspetto anche importante dal punto di vista psicologico. Così è arrivato il suggerimento di Carol Coricelli, ricercatrice in Neuroscienze cognitive presso la Western University of London in Canada e docente presso l’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo che ha rivelato: “Quando si parla di problematiche legate al cibo è facile scivolare nel sessismo, come se avere un rapporto emotivo con l’atto del mangiare fosse una prerogativa femminile”.
Gli studi sulle neuroscienze hanno messo in risalto che sia uomini e donne hanno lo stesso cervello e possono darci indicazioni importanti per quello che mangiamo a tavola e sui vari comportamenti da tenere in maniera regolare.
Dieta, la strada da percorrere: la parolina magica
Durante il giorno l’essere umano è condizionato da impulsi esterni e anche dall’ambiente che circonda: proprio questi aspetti sono importanti anche quando siamo a tavola. Bisogna essere coraggiosi ed avere una pazienza illimitata per evitare di strafare con il cibo. E, soprattutto chi non vuole esagerare, ama fare strategie per mangiar in maniera sano. f
Così gli studi della neuroscienza suggerisce la parola mindfulness, che ha origine buddhista. Così appare anche in studi scientifici dando inizio ad una nuova pratica, il mindful eating. Così un recente articolo del New York Times ha rivelato come ‘le diete ti fanno male. Prova ad allenare il cervello”. La stessa Coricelli ha pubblicato il libro Guida per cervelli affamati insieme a Sofia Erica Rossi rivelando: “Ci sono margini di ambiguità, ad esempio non è chiaro come si debba distinguere chi è mindful da chi non lo è”.
Infine, si è vist ocome la mindfulness possa essere importante per quanto riguarda i disordini alimentari: attraverso un allenamento adeguato può combattere l’anticipazione della ricompensa.
Il mindful eating può essere inteso anche come il mangiare distratto: per esempio, quando ci troviamo davanti al pc o a chattare al telefono con gli amici. Così proprio l’essere distratti durante i pasti entra in conflitti con i canali di fame e sazietà. La Coricelli, infine, ha svelato: “Se si impegnano le risorse cognitive in un’altra attività svolta in contemporanea, non diamo tanta attenzione a ciò che mangiamo. Ricordiamo quello e quanto abbiamo mangiato”.