Si tratta di preparati veloci e spesso amati dai più piccoli; ma cosa contiene realmente la carne dei wurstel: tutta la verità sul processo.
I wurstel, così come cotolette o crocchette di carne, sono quelle soluzioni dell’ultimo minuto per chi vuole salvare il pasto senza troppo impegno. Queste preparazioni richiedono infatti poco tempo per la realizzazione; circa 5 minuti in padella. Tuttavia, non possiamo di certo paragonare un wurstel – qualitativamente parlando – ad una fettina non lavorata.
In media, questi prodotti sono anche decisamente economici, tanto che tutto questo porta inevitabilmente il consumatore a chiedersi come avviene realmente la preparazione. In primo luogo, è bene specificare che molto di ciò che narrano le leggende metropolitane sui wurstel è vero. Nonostante ciò, non vi sono rischi nel consumo per la nostra salute.
La preparazione dei wurstel, come altri prodotti facenti parte della carne separata meccanicamente, è vegliata dal regolamento CE 853/2004, che sottopone questi prodotti a controlli rigidi sulla qualità. Senza tali accertamenti la carne non sarebbe nemmeno nel banco frigo del supermercato. Detto ciò, è comunque importante sapere che la qualità non è propriamente elevata e i dettagli sulla lavorazione, discutibili, ma comunque parte di ciò che mangiamo.
Senza troppi giri di parole, iniziamo col dire che la carne separata meccanicamente (CSM) non è altro che l’avanzo presente sulle carcasse degli animali, dopo che sono sono state rimosse le parti principali della carne. Si intende lavorazione meccanica, poiché in questa fase, le attrezzature recuperano i resti che a loro volta subiscono una macinazione e setacciatura che consente di eliminare eventuali residui di ossa.
Il risultato è ciò che vediamo comunemente nei wurstel: una polpa rosa e pastosa o, in alternativa, una sorta di carne macinata. Il tutto in base alla pressione utilizzata dalla macchina e dal tipo di carne che si vuole ottenere. Di base, con questa carne si producono i wurstel, ma rientrano in questa categoria anche cordon bleu, crocchette di pollo e ripieni per ravioli e tortellini di carattere industriale.
Anche in questo caso va fatta una doverosa distinzione, poiché vi è un processo che porta a leggere sulle etichette il termine ‘carne ricomposta’. In questo caso il meccanismo è decisamente più complessa e talvolta vede la produzione di prosciutto crudo e cotto industriale, surimi e bastoncini di pesce. In questo caso, è prevista la macinazione di diverse parti dell’animale, comprese spalle, cartilagini e tessuti nervosi, per formare un mix di tutto ciò che altrimenti andrebbe buttato.
Non si tratta, dunque, di una leggenda metropolitana, ma di una realtà più viva che mai. Come anticipato all’inizio, questa carne (sia separata meccanicanicamente che ricomposta) non è dannosa per la salute. Tuttavia, ad essere compromessa è la qualità, nonché i valori nutrizionali al suo interno. Senza dimenticare l’alto contenuto di additivi, oltre a un importante utilizzo di sale che, anch’esso, va assunto nelle quantità giuste. È bene quindi non abusare di questi prodotti e accertarsi che contengano le sigle CSM o CRM sull’etichetta.
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